Un ragazzo di 16 anni si insinua nella casa di un suo compagno di studi e ne scrive un saggio per il corso di Francese, provocando una serie di incontrollabili eventi.
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Il film di Ozon è intrigante, ma estremamente complesso e stratificato, perchè partendo dalla semplice osservazione di un reale si arriva a partecipare, influenzare o reintepretare ciò che si vede sotto una luce diversa che non è altro la propria visione del reale, a modificare il reale. Una complessità che riesce a catturare l'insegnante, stupito che fra tanta mediocrità spicchi un talento natuale migliore del proprio. E quale compito migliore per un insegnante incentivare il talento e in fondo conoscere il seguito della storia sospesa sempre nel momento giusto con un "continua". Sotto la penna di uno scrittore il banale ha la capacità di diventare straordinario, semplici desideri e aspirazioni diventare lo spunto per imprese epiche. Certo si cade nel classico paradosso dell'impossibilità di descrivere il reale. C'è sempre il filtro dello scrittore che pone comunque un punto di vista. Ottime intepretazioni, soprattutto il duo Luchini/Uhmauer che instaurano un rapporto estremamente complesso di influenza reciproca che si rifletterà sull'opera stessa.